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La Bitta

madonna

in testa alla banchina

Ho ricevuto la locandina della “cerimonia in mare” per l’inaugurazione della Madonna dei Popoli.
Mi è saltata all’occhio l’assenza di “paternità” … in genere le locandine di manifestazioni sono piene di organizzatori e patrocini, ma non in questa: non la Diocesi, non l’Autorità portuale, non il Comune; … sembra che l’oggetto della inaugurazione non abbia un promotore, o si preferisca tacerlo.
L’immagine proposta in locandina spero che non faccia giustizia della realtà, anche se è vero che la bellezza della immagine di una Madonna è relativo a chi è rappresentato e non come. È anche vero che per noi livornesi non c’è immagine che tenga davanti a quella della Madonna di Montenero.
Non ho seguito molto le faccende di questa “opera”, non ho letto tutti gli articoli e interviste proposti da “La Settimana” forse perché non ho visto l’utilità di tutta l’operazione soprattutto se la si mette in relazione con i tanti bisogni del porto, la crisi del lavoro e del nostro tempo. Una cosa mi ha scandalizzato, il costo, se è vero che è stata spesa una cifra con quattro zeri (non sono certo della enormità dell’impegno economico, ma  non è dato di conoscerlo), qualsiasi fosse ci sono alcune riflessioni da fare a cominciare dalla scelta dell’artista senza un concorso e il confronto di più progetti.
Un tempo in Diocesi c’era una regola per cui chi voleva realizzare, offrire o regalare un’opera d’arte religiosa avrebbe dovuto prevedere anche una congrua percentuale per opere di carità.
Questa realizzazione che non ha una storia, che non è espressione della volontà di un popolo, se non di pochi, che ha avuto i suoi contrari, è destinata a diventare un pezzo di arredamento del porto e oggetto di autoreferenzialità per chi lo ha voluto, invece i bisogni dei marittimi rimangono. È un popolo di invisibili che passa solo qualche ora nel nostro porto con le piccole necessità di ogni uomo – dopo giorni o mesi di mare,  come mettere i piedi a terra, incontrare gente amichevole, telefonare a casa, riprendere contatto con il mondo; per tutto questo la Chiesa ha voluto l’Apostolato del Mare con i suoi Centri Stella Maris. A Livorno purtroppo la Diocesi non sembra interessarsene e non riserva neppure un centesimo per il Centro, un tempo assicurava l’affitto del locale di circa mille euro l’anno, da qualche anno neppure quello.
Mi auguro che questo evento aiuti a fare una riflessione “seria” sull’utilità di certe spese a confronto dei tanti bisogni e povertà; non è quello che si vede e che appare che conta ma quello che contiene il cuore e muove l’azione. Mi pare, invece che in molti aspetti della nostra vita di Chiesa vi sia troppa immagine.


Don Luciano Cantini
Opera Apostolato del Mare di Livorno